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9 marzo 1762: Si chiude il caso Calas

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Era il 13 ottobre 1761 quando Marc-Antoine, primogenito di Jean Calas, un commerciante di Tolosa, venne ritrovato dai famigliari impiccato nel negozio di famiglia. Volendo che il figlio avesse delle degne esequie, cosa che la Chiesa vietava ai morti suicidi, si limitarono a denunciare di aver trovat...

affaire calasEra il 13 ottobre 1761 quando Marc-Antoine, primogenito di Jean Calas, un commerciante di Tolosa, venne ritrovato dai famigliari impiccato nel negozio di famiglia. Volendo che il figlio avesse delle degne esequie, cosa che la Chiesa vietava ai morti suicidi, si limitarono a denunciare di aver trovato il figlio strangolato. I Calas erano una famiglia protestante, in un momento storico in cui in Francia era ancora presente un pesante clima di intolleranza religiosa figlio dei precedenti conflitti, e un fanatico ufficiale cittadino tirò fuori l’accusa che il padre avesse strangolato il figlio per impedirgli di convertirsi al cristianesimo. La vicenda naturalmente fece molta presa sull’opinione pubblica che elevò rapidamente la vittima a martire cristiano; alla sua cerimonia funebre presenziarono migliaia di persone. Dopo un breve processo Jean Calas venne condannato alla tortura e alla morte, senza che vi furono presentate prove o date motivazioni alla sentenza. Dopo aver subito il supplizio della ruota venne strangolato ed infine bruciato mentre il resto della famiglia venne esiliato dalla Francia. L’altro figlio di Calas decise di recarsi a Ginevra per parlare con Voltaire sperando che se si fosse convinto dell’innocenza del padre, lo avrebbe aiutato a riabilitarne l’immagine. E in effetti Il filosofo scrisse un saggio, intitolato Trattato sulla tolleranza in occasione della morte di Jean Calas che contribuì ad ottenere la revisione del processo dopo di cui venne riconosciuta l’innocenza di Jean Calas.