> > I bambini, le guerre e la follia degli "uomini"

I bambini, le guerre e la follia degli "uomini"

default featured image 3 1200x900

La testimonianza di Mathias: "Hanno bollito mio fratello, bastardi"   "Quando sarò grande li ammazzerò tutti perché loro non hanno avuto pietà di noi e mio fratello è morto per colpa di quei bastardi". Con queste parole di vendetta si raccontava Mathias, bimbo Bosniaco -ora 35enne-,...

mm

La testimonianza di Mathias: “Hanno bollito mio fratello, bastardi”

Quando sarò grande li ammazzerò tutti perché loro non hanno avuto pietà di noi e mio fratello è morto per colpa di quei bastardi“. Con queste parole di vendetta si raccontava Mathias, bimbo Bosniaco -ora 35enne-, ad alcuni giornalisti nel 1993 (quando aveva 15 anni) durante la guerra nei Balcani. “I Serbi hanno messo mio fratello più piccolo in una grande pentola, bollendolo, per poi obbligare i miei genitori a mangiarlo, minacciandoli che se non l’avessero fatto avrebbero fatto la stessa cosa con me” -così finiva la sua raccapricciante storia il piccolo Mathias-. Orrore allo stato puro, raccontato con la rabbia di chi non potrà mai dimenticare un gesto così imunano quanto mai folle. Oppure la storia di Hassan, ragazzino giordano, il quale con dovizia di particolari descrive i pezzi di corpo dilaniati dopo un bombardamento su di un corteo funebre e delle teste che parevano galleggiare nel sangue.

Nel campo profughi di Za’atari, invece, è il racconto di Yussuf a impressionare i volontari di Save the children per la sua esperienza vissuta in prima persona: ” La testa del mio amico Mohammed andò a fuoco quando un’auto esplose per strada dopo un bombardamento di obice“. Moltissimi di loro hanno vissuto tragedie quasi impossibili da raccontare. Genitori, fratelli o amici hanno trovato le morti più atroci davanti i loro occhi di bambini. Alcuni sono stati incarcerati e torturati da “uomini“, citati tali per l’antropomorfismo -aspetto e caratteristiche umane-, non dalla pietà dell’umano essere.

Wael, 16 anni, racconta così: “Avevamo scavato una grossa buca nel giardino di casa, per nasconderci dai soldati, io con 13 amici, ma i soldati ci hanno trovati e ci hanno arrestati tutti. Il più piccolo di noi si chiamava Alàa e aveva 6 anni. E’ stato più di ogni altro torturato e picchiato per tre giorni, senza mangiare ne bere. I soldati volevano che il padre si arrendesse. Dopo le torture è morto e il suo corpo è stato buttato accanto a un muro e lì e stato mangiato dai cani“.

Anche Khalid, 15 anni, ricorda la sua terribile vicenda: “Ci hanno rinchiusi in un edificio per tre giorni, facendoci restare in piedi senza cibo e acqua, poi mi hanno appeso al soffitto dai polsi, spegnendomi le sigarette sul corpo e picchiandomi. Altri li hanno torturati con scosse elettriche e alcuni li hanno usati come scudi umani quando attavano dei villaggi“.

Purtroppo in tutte le guerre (non solo quelle tribali ma anche quelle intelligenti e tecnologiche) oltre agli innocenti di ogni età sono sempre loro a farne le spese: le piccole anime. I loro incubi futuri saremo noi: gli adulti -i grandi come ci vedono i bambini-. Orrore, fanatismo e delirio, un’assurda scuola di vita. Molti di loro hanno anche ucciso, armati e obbligati a sparare verso una divisa o a chi ha una fede, un’ideale o un etnia differente dalla loro, per poi mettere una tacca sul manico del fucile e come ricompensa, per il buon lavoro svolto senza tanto protestare, un pacco di sigarette o un cinturone nuovo per metterci le pallottole. Le incredibili storie riportate sopra dai piccoli uomini saranno, per molti di loro, un ricordo all’odio e alla probabile vendetta, ricordando i propri cari massacrati da una mano divenuta nemica per gli interessi di qualche potente. Molto spesso l’uomo si dimentica un elementare processo vitale: << I bambini sono quello che ognuno di noi è stato quand’era piccolo >>.

(F.B)